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IL CYBERNAUTA
Internet e dintorni

Presentazione del commercio elettronico, ovvero la vendita diretta di beni e servizi per via telematica, che rappresenta ormai un'ampia fetta del traffico complessivo generato sul Web

Articolo di
Paolo Ciraci

Pubblicato su nautica
445-Maggio 1999

Aggiornamento: 2019/05/18 09:59:07

"Il Cybernauta", la rubrica mensile da cui è tratto il presente articolo, è stata pubblicata sulla rivista Nautica da Novembre 1995 (n. 403) fino ad Ottobre 2001 (n. 474) ed aveva come tema conduttore il rapporto tra la nautica, la meteorologia e la rete Internet. Considerata pertanto la materia in continua e frenetica evoluzione, alcune delle informazioni fornite possono risultare oggi obsolete ed andrebbero pertanto utilizzate soprattutto a fini storici.

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E-COMMERCE

La nascita e l'affermarsi del World Wide Web è da considerarsi senz'altro fattore determinante che ha contribuito, a partire dagli anni 1993-94, ad incentivare una sempre crescente presenza di aziende su Internet. La grande rete telematica mondiale, nata per fini militari prima e scientifici poi, si è ormai saldamente imposta come mezzo di comunicazione globale, sganciandosi definitivamente dagli ambiti governativi e universitari i cui siti sono ora in netta minoranza, sia come numero che come mole di traffico generato, rispetto a quelli con natura prettamente commerciale.

Il rapporto delle aziende con il Web ha subito nel corso di questi ultimi anni una notevole evoluzione: da una semplice presenza istituzionale, poco più di un biglietto da visita, ad una vera e propria vetrina dei propri prodotti e servizi fino a giungere in parecchi casi a rendere Internet il principale se non l'unico canale di vendita e di distribuzione.

Attualmente il commercio elettronico (E-Commerce), ovvero la vendita diretta di beni e servizi per via telematica, rappresenta sicuramente un'ampia fetta del traffico complessivo generato sul Web, anche se non è facilmente quantificabile con certezza, come del resto sono molto difficili da statisticare quasi tutti gli altri "numeri di Internet". Quanti sono i cybernavigatori e di conseguenza i potenziali clienti? È una domanda a cui molte società di consulenza, osservatori ed enti di ricerca sociologica e demoscopica cercano di dare una risposta esauriente senza per altro giungere a risultati univoci ed affidabili.

La più grossa difficoltà risiede nel definire l'utente telematico ovvero quante ore di navigazione media settimanale sono necessarie per poter essere definito tale, visto che ovviamente non può essere considerato utente chi abbia visitato una sola volta per curiosità, magari dal pc di un amico, il sito di Playboy o della Ferrari. Inoltre dati ed indicatori, assoluti ed in percentuale sulla popolazione residente e sul prodotto interno lordo, variano molto da paese a paese a seconda del grado di informatizzazione. Naturalmente gli Stati Uniti, per ragioni storiche ed economiche, possono vantare il maggior numero di utenti telematici avvicinandosi molto all'obiettivo di "un computer in ogni casa" proposto dai paesi occidentali per il prossimo decennio.

Non voglio in questa sede tediarvi con troppi numeri e statistiche rimandandovi ad un prossimo articolo in merito, mi limito pertanto a citare quelli che dovrebbero essere (il condizionale è d'obbligo) gli utenti nel mondo: circa 70 milioni di nordamericani (USA e Canada) che costituiscono quasi il 60% del totale, 12 milioni di giapponesi, 10 milioni di tedeschi, 7 milioni di inglesi e quasi 4 milioni di francesi. Per quanto riguarda l'Italia si parla di circa 1.3 milioni di utenti, cifra questa che pone il nostro paese intorno al dodicesimo posto (meno dell'1% del totale), posizione arretrata se si considera che siamo tra i sette paesi economicamente più importanti del mondo e che i personal computer sono presenti in grande numero nelle nostre case. Ciò è dovuto all'alto costo della connessione ad Internet (abbonamento al provider più scatti telefonici) che in Italia è molto alto soprattutto a causa della "famigerata" TUT, la tariffa urbana a tempo praticata da Telecom Italia.

Il relativamente basso bacino d'utenza italiano non ha creato finora un terreno troppo favorevole allo sviluppo del commercio elettronico a cui si deve aggiungere la diffidenza verso i sistemi di pagamento elettronico (carte di credito, bancomat, ecc.) necessari per usufruire di servizi online o per effettuare acquisti in rete. Alcune stime prevedono che per il 2000 poco più dell'1% del commercio italiano verrà effettuato per via elettronica con quasi 1500 miliardi di fatturato globale. Siamo quindi ben lontani dalle cifre che il fenomeno assume in America e negli altri paesi europei anche se a mio avviso esistono ampi margini di crescita con buone prospettive per gli operatori economici che decideranno di affacciarsi a questo nuovo metodo di distribuzione dei propri prodotti.

Naturalmente per ottenere dei risultati le aziende debbono affidarsi a consulenti competenti e a strutture efficienti e ben organizzate che possano garantire servizi adeguati e la necessaria visibilità sulla rete. È infatti abbastanza agevole e relativamente poco costoso aprire un qualsiasi sito Web, ma trasformarlo in un vero e proprio "negozio virtuale" non è certo cosa semplice anche se non si ha come obiettivo l'efficienza ed il volume di traffico di strutture come le conosciutissime Amazon (vendita di libri) e Cdnow (vendita di compact disk). Praticamente tutti i principali produttori di software propongono pacchetti specifici "chiavi in mano" per trasformare un normale sito aziendale in negozio virtuale, ma tali soluzioni sono tutt'altro che "chiavi in mano" come spesso vengono pubblicizzate. Ottimi prodotti come Netscape One, Lotus Domino Merchant, IBM Commerce Point, Microsoft Site Server Commerce Edition sicuramente non sono quanto di più facile da installare, personalizzare e gestire.

Le difficoltà tecniche comunque non sono insormontabili per cui è possibile che aziende medio piccole riescano con le proprie forze ad aprire un sito di commercio elettronico, ma bisogna poi fare in modo che i clienti varchino la soglia del negozio virtuale (gestione dei motori di ricerca, promozione tramite banner, ecc.) e gestire la triangolazione con il cliente e la società emettitrice della carta di credito. È pertanto buona norma collocare il negozio virtuale in un grande e frequentato "centro commerciale virtuale" che fornisca agli utenti e alle aziende tutti i servizi avanzati necessari.

A partire dalla metà dello scorso mese di marzo Nautica On Line ha messo a disposizione degli operatori del settore il nuovo servizio "Nautica Shopping", il primo sito Web di commercio elettronico italiano interamente dedicato alla nautica da diporto nei cui "negozi virtuali" è possibile acquistare online accessori, libri, portolani, cdrom e abbigliamento sportivo.

L'iniziativa si rivolge soprattutto alle aziende che già dispongono di un proprio sito Internet e desiderino sfruttare a pieno le potenzialità del commercio elettronico per aumentare il proprio giro di affari aprendo un negozio virtuale nel più consultato sito italiano dedicato alla nautica. L'idea originale risiede nella grande semplicità di aggiornamento delle pagine descrittive dei prodotti in vendita che risiedono sui server delle aziende che le gestiscono direttamente compilando dei semplici modelli tipo da noi predisposti. Queste pagine vengono poi inserite, tramite un link diretto, nella homepage di Nautica Shopping che rappresenta pertanto un vero e proprio "supermercato virtuale" aperto 24 ore dove gli utenti-consumatori italiani potranno sempre trovare, senza neanche muoversi dalla propria casa, i prodotti, i servizi e le offerte commerciali che possano soddisfare alle proprie esigenze.

Paolo Ciraci Il Cybernauta
Salone Nautico di Genova

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Fonte: MTS

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Fonte: BCE, Banca Centrale Europea
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